Siamo a Bonampak, in Messico, sito archeologico Maya risalente al VI-VIII secolo d.C. Entriamo nel Tempio delle Pitture Murali e ci ritroviamo immersi in un ambiente ricco di disegni e colori. Cicli di affreschi ricoprono le pareti e il nome stesso del luogo Bonampak, ossia โmuro dipintoโ, testimonia la loro importanza. Fin dalla scoperta sono stati utili agli archeologi per conoscere e approfondire gli usi, i costumi e le tradizioni dell’antica civiltร Maya; possiamo solo provare a immaginare l’odore dell’incenso e l’ambiente illuminato dalla luce baldanzosa dei fuochi che sembra muoversi al ritmo incessante dei tamburi.
Fra i colori usati, uno in particolare cattura la nostra attenzione: il blu.
Ipotesi sulla composizione del Blu Maya
Chiaro e luminoso con una tonalitร che puรฒ variare dal verde al turchese, il pigmento blu ha resistito per secoli e si conserva quasi inalterato su pareti, statuine e ceramiche della cultura Maya. Ciรฒ ha da sempre suscitato interesse da parte di archeologi e scienziati, infatti il Blu Maya รจ stato studiato a lungo e solo nel secolo scorso ne รจ stata svelata la natura. Vista la sua resistenza ai trattamenti chimici e termici, si pensava fosse un pigmento del tutto inorganico, derivante da rocce o simili
โฆ the color is not discharged by boiling nitric acid nor by heating much below redness. The conclusion seems justified that this is an inorganic color.
il colore non subisce alterazioni a seguito del contatto con acido nitrico o di un aumento della temperatura. In conclusione, potrebbe trattarsi di un pigmento inorganico.ย
La doppia natura del pigmento blu inventato dai Maya
Dalle analisi, infatti, รจ emersa la presenza di due componenti, una organica e lโaltra inorganica: lโindaco dona il colore, la palygorskite resistenza e durabilitร .
Lโindaco, dal latino indicum, dal greco indikon โcolorante blu dallโIndiaโ, รจ un colorante naturale preparato da alcune parti di un arbusto appartenente al genere Indigofera che ritroviamo principalmente in India. In particolare, per ottenere il colorante รจ necessario trasformare lโindacano, composto contenuto nelle foglie della pianta. Cosรฌ, dopo una serie di reazioni chimiche esso viene ridotto a leucoindaco, la forma solubile in acqua dellโindaco. Per lโestrazione del colorante era usata lโIndigofera tinctoria in India, lโIsatis tinctoria ย in Europa e lโIndigofera suffruticosa in Messico. Questโultima prende il nome di aรฑil in spagnolo e xiuquitlitl in lingua azteca. ย ย
La palygorskite รจ un minerale argilloso, in particolare un fillosilicato di magnesio e alluminio, cosรฌ chiamato perchรฉ tipico di Palygorskaya, una localitร dei Monti Urali, in Russia. Oltre a questa zona, ritroviamo una sua varietร ad Attapulgus, in Georgia, dove prende il nome di attapulgite. In Messico sono state individuate due antiche miniere dove, probabilmente, era estratta la palygorskite: presso Sacalum e Yoโ Sah Kab, nella penisola dello Yucatan.
La particolaritร della palygorskite รจ di trattenere lโindaco e di โcolorarsiโ conferendo stabilitร e corpo allโiniziale colorante organico. Lโintensitร del pigmento blu non dipende dalla dimensione dei grani della polvere ottenuta, ma dal grado di penetrazione del colorante nella palygorskite: una maggiore penetrazione determina un colore piรน intenso.
I diversi metodi di preparazione
Da diverse ricerche sono emersi vari metodi di possibili preparazioni del Blu Maya. Reyes-Valerio, uno dei massimi studiosi delle civiltร Mesoamericane, sostiene che un pigmento con le medesime caratteristiche del Blu Maya era ottenuto macerando le foglie di Indigofera in una soluzione di acqua e argilla. Josรฉ Maria Cabrera Garrido dellโIstituto Centrale di conservazione e restauro di Madrid, parla, invece, di altre preparazioni come riscaldare una miscela di palygorskite e indaco oppure bruciare i diversi ingredienti durante le cerimonie rituali.
Blu Maya tra passato e futuro
Con il Blu Maya scopriamo la storia di unโantica cultura e, allo stesso tempo, conosciamo un pigmento che ci riporta al presente e alla modernitร . Infatti, potremmo considerarlo un precursore dei materiali nanocomposti dove lโindaco viene potenziato e reso piรน durabile dalla palygorskite. I Maya, con il loro Blu, ci hanno mostrato come composti naturali cosรฌ diversi fra loro, quando vengono trattati nel giusto modo, sono capaci di completarsi e migliorarsi a vicenda dando vita a soluzioni inaspettate e apprezzate.
Concetta Lapomarda