Le Terre di Siena, pigmenti donati dalla terra per colorare la storia dell’uomo

Tutti noi abbiamo un rapporto molto stretto con la terra.
È la terra che custodisce i semi preparandoli a germogliare.
Alla terra affidiamo i corpi che la vita ha lasciato.
È con la terra, anzi con le terre, che l’uomo ha dato forma e colore ai suoi primi disegni.
I colori delle Terre
Le terre sono dei pigmenti minerali naturali che assumono diverse gradazioni cromatiche con tonalità gialle, rosse, rosso-aranciate o brune a seconda della loro composizione chimica. Si tratta, infatti, di idrossidi e ossidi di ferro che, presenti in proporzioni diverse, danno luogo a una palette di colori calda, vivace e avvolgente. In particolare, la presenza di goethite (α-FeO ∙ OH), limonite (2Fe2O3 ∙ 3H2O) e lepidocrocite (γ-Fe ∙ OH) può donare una colorazione gialla, l’ematite (α-Fe2O3) conferisce una tonalità rossa, mentre quando è presente anche del biossido di manganese abbiamo una sfumatura più scura tendente al marrone.
Monte Amiata, il luogo dove si formano le Terre di Siena
Tra i pigmenti più diffusi, antichi e resistenti, ritroviamo le terre a dar colore alle opere realizzate nelle grandi “cattedrali paleolitiche”. Il loro utilizzo risale almeno a 40 mila anni fa, ma probabilmente potremmo andare oltre. Nel lungo percorso che le ha condotte fino ai nostri giorni, i luoghi di estrazione delle terre sono stati numerosi e quelle di Siena, fra le altre, si sono guadagnate un’ottima fama.
Siamo in Toscana, nei pressi del Monte Amiata, un antico vulcano spento che, dall’alto dei suoi circa 1700 metri, domina il territorio circostante. Nel corso delle stagioni, grazie alla vegetazione che raggiunge la vetta, il massiccio offre un aspetto diverso di sé a tutti coloro che si lasciano catturare dalla sua imponente bellezza. I versanti principali del Monte Amiata sono quello orientale in provincia di Siena e quello occidentale in provincia di Grosseto: quest’ultimo faceva parte dell’antico Ducato di Siena e custodisce i tesori colorati noti, appunto, come Terre di Siena.
L’estrazione delle “terre coloranti”, come le chiama il professor Alessandro Fei in un saggio del 1997, avviene già dall’antichità ma è documentata dai primi anni del Settecento e assume interesse economico nella seconda metà dell’Ottocento. In questo periodo, da un’estrazione artigianal-familiare si passa a una industriale particolarmente redditizia fino alla seconda guerra mondiale.
L’origine delle “terre coloranti”
Numerosi studi hanno approfondito l’origine delle Terre di Siena, formate principalmente da ferro e ossigeno. Nella maggior parte dei casi si tratta di depositi formati da minerali ferrosi che costituiscono la parte superiore di giacimenti di ferro o di pirite (FeS2); nel caso del Monte Amiata, però, non sono presenti questo tipo di giacimenti. Dunque, come si originano le terre toscane? Nel 1976, i mineralogisti Guido Carobbi e Francesco Rodolico hanno ipotizzato un processo in più fasi dove alcuni organismi, come il Bacillus ferrigineus, agiscono su depositi di carbonato ferroso per poi dare il via al processo chimico di precipitazione fino a formare le terre coloranti.
Le applicazioni artistiche delle Terre di Siena
Molto versatili, le Terre di Siena sono state utilizzate nelle diverse tecniche pittoriche, anche se l’affresco resta quella più comune come scrive Cennino Cennini nel Settecento ne “Il libro dell’arte” proprio a proposito delle terre della zona di Colle Val d’Essa in provincia di Siena.
È di due nature: chiaro e schuro, ciaschun colore un medesimo modo di triarlo, conn-aqua chiara, e ttriarlo assai, ché sempre vien più perfetto. E sappi che questa ocria è un comunal colore, spezialmente a llavorare in frescho che con altre mescolanze, ché come ti dichiarerò, s’adopera inn-incarnazioni, in vestiri, in montagnie colorite e cchasamenti e cavelliere1 e, gieneralmente, in molte cose.
1cavelliere: capigliature, da cavello (capello) e capelliere (capigliature)
Un esempio dell’uso di queste Terre lo ritroviamo negli affreschi delle Grotte di Ajanta, in India, Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1983. Questi “monumenti scavati nella roccia” custodiscono le prime rappresentazioni rupestri dell’arte religiosa buddista e risalgono al II-I secolo a. C. I pigmenti usati sono tutti di origine naturale ed è stata identificata un’ocra, probabilmente di origine indiana, ma con le medesime caratteristiche della Terra di Siena.
Affreschi delle Grotte di Ajanta, in India.
Un caleidoscopio di colori caldi e rassicuranti, una storia antica che lega l’uomo alla sua natura primordiale, quella materica, quella che si sporca le mani nel terreno; le Terre di Siena hanno un lungo vissuto da raccontare che possiamo seguire attraverso le tracce colorate lasciate dall’uomo nel corso del tempo.
Concetta Lapomarda